” 30-50 FL ” di Liliana Ranalletta

” 30-50 FL ” di Liliana Ranalletta


Era notte. Sdraiato sul letto, fumavo una sigaretta e ascoltavo la pioggia battere alla finestra. 

Mi domandavo quando sarebbe cessata e se, il mattino dopo, avrei avuto voglia di una passeggiata.

Mi piaceva molto camminare. Quasi ogni giorno, che fosse estate o inverno, giravo per la città senza avere una meta.

Durante la notte squillò il telefono. 

Molto tempo dopo, quando ripensai agli avvenimenti accaduti, mi ricordai di aver guardato l’orologio. Erano le due. Scesi dal letto, alzai il ricevitore.

Era il mio agente, con il quale non mi ero mai visto. Intrattenevamo solo rapporti epistolari e, a questo scopo, avevo affittato una casella postale. Nessun contatto diretto.

L’incontro era per l’indomani alle sei.

In una mattinata di pioggia, alle prime luci dell’alba, avevo già percorso un lungo tratto senza incontrare anima viva. 

Il cielo grigio mi aiutava a confondermi con la strada. 

Stavo andando all’appuntamento. 

Vestito dimesso, senza dare nell’occhio, cercavo di non farmi notare, allo stesso tempo mi guardavo intorno per individuare le persone che dovevo incontrare.

Sentivo sulle guance il vento freddo che mi scuoteva rendendo più intensi e vigorosi i miei sogni.

Un misto di ansia, fervore e malcelata paura.

Sarebbero venuti all’appuntamento? Ero stato ingannato? Era tutta una trappola?

Attraversai la strada, mi diressi a est. Superato l’isolato vidi il canale.

Avevo stabilito di fissare tutti i dettagli di ciò che vedevo per poi riferire ma, il compito non era semplice.

Dopo aver girovagato, mi misi a sedere su una panchina dalla quale potevo spaziare verso l’orizzonte, tenendo sempre dʼocchio il luogo lungo il canale.

Tutto era immobile, intorno a me, non succedeva nulla. Come passava lento il tempo.

Ripercorrendo con lo sguardo la strada, vidi lʼauto.

Era una berlina bianca con due persone.  

Procedevano nella direzione opposta alla mia e uno dei passeggeri continuava a fissarmi con insistenza finché non mi superò. Immaginai che continuasse a guardarmi dallo specchietto retrovisore fin quando l’auto scomparve. 

Non diedi a vedere di essermene accorto. 

Chi erano e perché mi sorvegliavano? 

Era un tranello? Un diversivo?  

Le gambe mi tremavano ma non mi voltai. 

Il tempo sembrava essersi rimesso, la pioggia era cessata ma il cielo restava coperto da grosse nuvole. 

Del mio contatto nessuna traccia.

Il silenzio ed il tempo sono importanti ma soprattutto la pazienza come quella del ragno che tesse la tela. 

Durante quell’attesa rimuginavo perché avessero affidato proprio a me quella missione dato che non avevo mai partecipato ad altre ma, forse, meritavo questa occasione.

Mi avevano informato che ci sarebbe stato un scambio di documenti tra servizi segreti che poi sarebbero ripartiti verso il porto di Rotterdam. 

La spedizione era stata programmata e curata in ogni dettaglio tranne che ci fosse all’interno della stessa una talpa che mi aveva preannunciato l’incontro alle sei del mattino.

Sopraggiunse una berlina grigia con dentro quattro persone. 

La targa era del Liechtenstein, forse presa a noleggio. 

Dietro di loro spuntò un’altra auto dalla quale scesero altre quattro persone vestite di tutto punto. 

Si guardarono intorno sospettosi. 

L’uomo con la borsa, dopo aver consegnato i documenti, si mise in disparte quasi a non avvalorare la sua presenza in quel contesto. 

Dovevo scattare una foto per immortalare quell’incontro di modo che la mia posizione all’interno dell’organizzazione potesse cambiare radicalmente ed ottenere una promozione.

Dopo il rapido scambio di saluti, riuscii nell’intento, nascosto dietro un cumulo di pietre rimaste dai lavori effettuati lungo il canale.

Un brivido scorreva lungo la schiena. 

Per la prima volta avevo messo a repentaglio la mia vita. 

“Mi era piaciuto? Non lo avrei fatto più?”

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